di Mariarosa Rigotti
“Otello Sarzi cent’anni dal futuro. Drammaturgia contemporanea e Teatro di figura”. Ė questo il titolo di un bando di concorso promosso in occasione del centenario della nascita di Otello Sarzi che viene ricordato come maestro di teatro, instancabile sperimentatore e rinnovatore dell’arte dei burattini. A indirlo è la Fondazione Famiglia Sarzi, unitamente a Unima Italia e in collaborazione con la Fondazione Emilia Romagna Teatro, la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, la Fondazione Toscana Spettacolo onlus, il Teatro Akropolis e la rivista Dramma.it.
Va detto che c’è tempo fino al prossimo 31 maggio per partecipare. Il premio per il progetto vincente consisterà in un contributo (5 mila euro) utile per l’allestimento dello spettacolo che verrà ospitato in prima assoluta – in collaborazione con la Fondazione I Teatri – a Reggio Emilia nel 2023 a conclusione delle celebrazioni per il Centenario della nascita di Otello Sarzi. Inoltre, nella stagione 2022-23 lo spettacolo entrerà nel circuito della Fondazione Emilia Romagna Teatro, mentre la Fondazione Toscana Spettacolo onlus e il Teatro Akropolis potranno sostenere ulteriormente lo spettacolo vincitore offrendo visibilità nell’ambito della loro programmazione.
Alfonso Cipolla, Unima Itallia.
E sulla motivazione di questo bando, è il presidente di Unima Italia, Alfonso Cipolla, che spiega: «L’idea di fondo è quella di sollecitare le compagnie di teatro di ricerca ad aprirsi al linguaggio del teatro delle figure e le compagnie di teatro di figura a misurarsi con una drammaturgia contemporanea da loro scarsamente frequentata». Dunque, sarà un importante omaggio a Otello Sarzi, ricordato come «un artista formidabile e un grande sperimentatore». Giusto, allora, fare una parentesi per ricordare il percorso di questo personaggio.
Come si legge nel sito della Fondazione Famiglia Sarzi, Otello nacque a Vigasio, in provincia di Verona, nel 1922 e morì a Reggio Emilia nel 2001. «Avviato sin dall’infanzia al teatro dal nonno Antonio e dal papà Francesco, il primo burattinaio, il secondo burattinaio e capocomico in una compagnia di attori, Otello fu giovane aiutante nella compagnia itinerante di famiglia, per la quale vide passare personaggi alle prime armi, poi divenuti celebri: tra gli altri, un giovane Federico Fellini che, prima di partire per Roma e darsi al cinema, sosteneva nella compagnia di Francesco il ruolo di attor giovane».
Continuando con alcuni stralci del percorso di Sarzi e della sua famiglia, viene rimarcato pure che «l’impegno della compagnia non cessò neppure durante il difficile Ventennio fascista. I Sarzi accolsero spesso persone ricercate dalla polizia. Emblematico è il caso di Aldo Cervi, col quale crearono un forte e duraturo rapporto di amicizia. Non di rado si trovarono così a fare i conti con le angherie del regime. Dopo l’8 settembre, Otello Sarzi fu impegnato nella lotta partigiana dove ricoprì incarichi di comando». E viene ancora ricordato che l’attività artistica riprese subito dopo la Liberazione e proseguì fino alla fine degli anni ’40 con la compagnia di prosa.
Nel novembre del 1951 a Novara, per rallegrare un gruppo di bambini sfollati a causa dell’alluvione del Polesine, Otello Sarzi tirò fuori i vecchi burattini e improvvisò uno spettacolo. Egli raccontò che solo in quel momento si rese davvero conto per la prima volta dell’importanza di questo tipo di teatro, in grado di comunicare alla gente in maniera semplice e arguta. Inoltre, Sarzi iniziò a Novara la collaborazione con Gianni Rodari costruendo maschere per i bambini che Rodari stesso aveva inventato. Da quel momento, Otello Sarzi si dedicò in maniera esclusiva al teatro dei burattini, rinnovando completamente il repertorio tradizionale di nonno Antonio e drammatizzando autori del calibro di Alfred Jarry, Samuel Beckett e Bertolt Brecht, e realizzando figure anche di grandissime dimensioni con tecniche innovative.
Nel 1957 Otello fondò a Roma il Teatro Stabile di Burattini e Marionette. Con la compagnia portò in scena importanti spettacoli di cui ora rimangono testimoni in Fondazione i preziosi burattini e marionette; tra gli altri, furono rappresentati “Il maestro di cappella” di Domenico Cimarosa e “Il Crescendo” di Luigi Cherubini. Inoltre, la collaborazione fra Sarzi e Gianni Rodari proseguirà nel 1965, quando Otello affiderà al figlio Mauro la costruzione di grandi pupazzi per il film “La Torta in Cielo” tratto dal racconto di Rodari.
Quindi, Otello Sarzi si trasferì a Reggio Emilia nel 1969 con alcuni componenti della compagnia (il figlio Mauro Sarzi, Mariano Dolci, Luigi Bagnaschino e Anna Chiara Gomez), trovando favore sia nel pubblico che nell’amministrazione comunale, che gli offrì spazi di lavoro e la possibilità di una segreteria al Teatro Municipale. Nello stesso anno, sempre a Reggio, Otello Sarzi e i collaboratori del suo Teatro Sperimentale dei Burattini inizieranno il lavoro nelle Scuole dell’infanzia con Gianni Rodari, Loris Malaguzzi e le insegnati, collaborando al progetto di una nuova pedagogia per l’infanzia. Dagli anni Settanta fino alla sua scomparsa avvenuta nell’autunno 2001, Otello, con l’aiuto di artisti e collaboratori, si è impegnato nella realizzazione di burattini e spettacoli straordinari, lasciando ai posteri un gran numero di progetti visionari, che grazie alla Fondazione Famiglia Sarzi, da lui fondata nel 1996, ha la possibilità di realizzare nuove felici prospettive per il teatro, per l’arte e, di conseguenza, per le future generazioni e promuovere e continuare l’opera culturale ed educativa del suo fondatore».
Una lunga premessa, ma necessaria, dunque, per inquadrare il personaggio e il Premio a lui dedicato. Viene a questo proposito rimarcato che l’attività artistica di Otello Sarzi si è sempre caratterizzata per una fortissima attenzione al teatro contemporaneo. «Otello conosce la drammaturgia del suo tempo: Brecht, Beckett, Arrabal, Lorca… e a questa si rapporta trovando un proprio modo per portare in scena quel repertorio attraverso il linguaggio dei burattini. Drammaturgie nuove che necessariamente hanno bisogno di figure nuove, sia da un punto di vista estetico che espressivo. La creatività di Otello e il suo genio consistono proprio nel saper concepire un segno visivo e teatrale innovativo per poter dar corpo scenico a un teatro contemporaneo». E dunque, il Premio «prende le mosse da questo preciso lascito di Otello, ed è rivolto a compagnie con sede legale sul territorio nazionale, che si propongano di portare in scena la drammaturgia contemporanea italiana o internazionale attraverso il linguaggio delle figure». Inoltre, il Premio si configura come sostegno alla produzione.
Così, entrando nel dettaglio, va detto che al Bando possono partecipare progetti di spettacolo, basati su testi di autori contemporanei scritti successivamente al 1980, da realizzarsi con i linguaggi specifici del Teatro di Figura (burattini, marionette, ombre, pupazzi, oggetti, ecc.) o tramite una commistione di linguaggi che sia riconducibile all’ambito e all’orizzonte artistico del Teatro di Figura. Mentre saranno esclusi d’ufficio i progetti che siano già stati rappresentati (integralmente o in parte) davanti a un pubblico.
Una giuria di esperti – composta da personalità e studiosi del mondo teatrale ed esperti del teatro di figura – selezionerà cinque progetti finalisti; seguirà l’invio da parte dei selezionati di un trailer dello spettacolo e l’ipotesi allestimento completa. Infine, ci sarà la scelta del vincitore, a insindacabile giudizio della giuria, che avverrà entro il 30 novembre. Il Premio potrà anche non essere assegnato.
Otello Sarzi con le sue creature.
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In copertina, il maestro dei burattini Otello Sarzi con il grande Federico Fellini.